Giappone

CERIMONIA DEL TE’ GIAPPONESE CHANOYU 茶の湯

Il Chanoyu esiste in Giappone fin dall’inizio della comparsa del tè nella Nazione, la cui diffusione avvenne ad opera di monaci cinesi. Con il passare del tempo perse le connotazioni cinesi per acquisire uno spirito sempre più legato al carattere nazionalista giapponese. Con il Maestro Sen No Rikyu venne ulteriormente perfezionato e rivoluzionato secondo la filosofia del wabi-sabi per diventare un’arte consona alla rigidità e al carattere tradizionale giapponese, sia nella pratica rituale che nel tipo di utensili utilizzati. Oggi quest’arte è estremamente sviluppata in tutto il mondo e a gestire le tre maggiori scuole di cerimonia del tè in Giappone sono proprio gli stessi discendenti del Maestro. Da allora il rituale è pressappoco rimasto identico. È un tipo di rituale molto complesso che cambia al variare delle stagioni e degli utensili utilizzati.
Oltre che la somma di tutte le arti tradizionali, il chanoyu è una via (cioè un modo di vivere) perché chi pratica questa arte non si limita a ricercare la perfezione gestuale, ma deve avere uno stile di vita conforme alla filosofia legata alla cerimonia del tè stessa (i cui quattro principi cardine sono armonia, rispetto, purezza e tranquillità) e deve avere conoscenza di tutte le arti tradizionali: pittura, shodo (calligrafia), chabana (arte di allestire i fiori), kodo (cerimonia di incenso), vestizione del kimono, cucina kaiseki (la più antica e tradizionale), pasticceria giapponese, e una grande conoscenza dell’arte, degli artisti, della storia e dell’etichetta giapponese. Gli incontri di cerimonia del tè chanoyu si dividono in incontri informali chiamati “chakai” (茶会) e incontri formali chiamati “chaji” (茶事).

MOMENTI DI UN CHAJI

Essere invitati ad un chaji è un’esperienza entusiasmante poichè si ha la possibilità di partecipare a tutti i momenti del “ricevimento per il tè”; l’ordine varia col tipo di chaji che a sua volta varia con la stagione. Indicativamente questi sono i momenti salienti:
– Raduno degli ospiti fuori dal giardino del padrone di casa
– L’assistente serve acqua agli ospiti nella sala d’attesa
– Attesa dell’arrivo del padrone di casa in giardino e purificazione rituale alla tsukubai (fontana)
– Ingresso nella stanza del tè (chashitsu) in cui gli ospiti, a turno, visionano l’allestimento fatto dal Maestro
– Saluti con il padrone di casa
– Servizio del pasto kaiseki (pasto tradizionale giapponese antico tipico dei monasteri zen). Tutti i gesti fatti durante il pasto sono codificati.
Il padrone di casa non mangia con gli ospiti.
– “Shozumi”: primo cerimoniale in cui il padrone di casa allestisce ritualmenti i carboni nel braciere.
– Primo dolce (wagashi)
– Pausa nel giardino
– Cerimonia di tè denso detto koicha
– “Gozumi”: secondo cerimoniale di sistemazione dei carboni
– Secondo dolce (higashi o dolce secco)
– Cerimonia del tè leggero detto usucha
– Saluti finali

STORIA DI SEN NO RIKYU
Sen No Rikyu (千利休) nacque vicino ad Osaka nel 1522 e divenne un monaco buddista zen. Visse in diversi monasteri tra cui il Daitoku-ji di Kyoto per divenire poco dopo maestro del tè personale dello shogun Oda Nobunaga. I samurai amavano molto le arti legate all’estetica del wabi-cha poichè fortemente connesse con lo zen, tuttavia Sen No Rikyu non aveva il solo compito di preparare il tè allo shogun. Il ruolo di Maestro del Tè personale implicava di essere anche un abile consigliere politico e un ottimo diplomatico. Alla morte di Nobunaga, Sen No Rikyu passò al servizio del suo successore: il generale Toyotomi Hideyoshi. Per quanto Hideyoshi fosse una persona piuttosto severa procurò a Sen No Rikyu l’imperdibile occasione di fare una cerimonia del tè per l’imperatore Ogimachi che ne rimase impressionato al punto da concedergli un’importante onorificenza buddista. E’ bene ricordare che nel 1587 Rikyu organizzò vicino a Kyoto una riunione pubblica sulla cerimonia del tè alla quale vennero ammesse centinaia di persone comprese quelle di ceti meno abbienti (con il permesso dello shogun). Toyotomi Hideyoshi era un grande esteta, aveva gusti molto sofisticati e amava mostrare la sua ricchezza; questo non era ben conciliabile con i principi del wabi-cha portati avanti da Sen No Rikyu che difendeva l’estetica del “semplice e naturale”. Non tardarono, dunque, ad arrivare delle tensioni tra i due che si narra fossero anche alimentate dall’atteggiamento poco conciliante di Hideyoshi. Dal suo canto, Sen No Rikyu era ambizioso e non disdegnava l’autocelebrazione. Si dice che i dissidi vennero alimentati dall’opposizione dello shogun alla volontà del Maestro del Tè di mettere il suo marchio sugli utensili che utilizzava durante le sue cerimonie e di erigere una sua statua di fronte al tempio Daitoku-ji. Il gusto essenziale di Rikyu è perfettamente incarnato nella cerimonia del tè che fece una volta presso la sua casa: lo shogun arrivò da lui e non vide più un solo fiore nel suo giardino. Il Maestro tagliò, infatti, tutte le piante per esaltare la semplice bellezza di un unico fiore che aveva salvato ed esposto nel tokonoma. In seguito, lo shogun dichiarò indispensabile fare guerra alla Corea, decisione che vide mettersi in contrasto le classi dei samurai, sempre in cerca di maggior potere, con quelle della borghesia mercantile che si sarebbe solo impoverita a fronteggiare una nuova guerra in un periodo in cui il Giappone era già fortemente disgregato internamente a causa dei vari clan in contrasto l’uno con l’altro. Sen No Rikyu, appartenente proprio alla classe borghese, si fece scudo della sua moralità buddista per opporsi con tutte le sue forze alla decisione bellica di Hideyoshi. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, insieme alla presunta amicizia tra Rikyu e il clan dei Tokugawa. A Hideyoshi, che amava profondamente il rito della cerimonia del tè e voleva essere sempre più popolare, si deve l’organizzazione di una gigantesca cerimonia del tè a Kitano (conosciuta con il nome di “daichakai” ovvero “grande incontro per il tè”) che radunò tutti gli amanti della cerimonia del tè di ogni classe sociale fino a far diventare questa un vero e proprio fenomeno di massa. Nel 1591 i dissidi tra il Maestro e lo shogun divennero talmente insanabili che Hideyoshi invitò Rikyu a fare seppuku, cioè il suicidio rituale. Egli invitò lo shogun presso la sua dimora, nel padiglione del tè in stile wabi-cha, gli servì il tè secondo il rito, ma non si piegò alla volontà dello shogun.In totale solitudine si uccise il 21 Aprile dopo aver scritto una poesia sulla morte e aver intagliato un chashaku (cucchiaino in bambù per dosare il tè matcha) al quale dette il nome di “lacrime” (in giapponese “namida”).

IL WABI-CHA
Il wabi-cha è l’estetica portata avanti da Sen No Rikyu in cui al concetto di “wabi”, cioè di semplicità assoluta, invece del termine “sabi” (“patina del tempo”) si aggiunge quello di “cha” cioè del tè. Il wabi-cha porta il tè al livello dell’essenza, spogliandolo di ogni sfarzo per ricongiungersi, attraverso l’estrema “povertà”, con la sua parte più naturale che ne rappresenta il legame stesso agli elementi.

CERIMONIA DEL TE’ SENCHADO 煎茶道

Senchadō (煎茶道) significa letteralmente “via del sencha” e fa parte dello spirito della Via del Tè, ma, invece di usare il matcha (cioè un tè verde macinato in polvere finissima), usa il sencha cioè un pregiato tè verde in foglia. Questo tipo di cerimoniale nasce più tardi del chanoyu e trova terreno fertile per il suo sviluppo nei circoli letterari e pittorici che volevano emulare la raffinata arte della cultura cinese dell’epoca Ming. Era una cerimonia d’élite che nasceva per il divertimento di una classe sociale istruita e benestante che voleva opporsi alla rigida formalità del chanoyu da cui, però, prese in prestito molti gesti e utensili. La sua caratteristica è l’alternanza di momenti formali e informali e il fatto che vi possano partecipare anche grandi gruppi di persone. Con il passare del tempo il Senchadō è rimasto un fenomeno molto più limitato e circoscritto anche nello stesso Giappone e si basa molto sul piacere estetico e sulla raffinatezza degli oggetti utilizzati per la preparazione del tè. Non di rado si svolgono cerimonie di tè sencha in occasione e in contemporanea a importante mostre d’arte. Anche quando la cerimonia di sencha viene ospitata in una casa privata è usanza mostrare, su un tavolino basso, i migliori pezzi d’arte posseduti dal padrone di casa. In questa cerimonia si usa coprire i tatami della zona di preparazione con un tessuto e si trasportano i piccoli e numerosi utensili in un ampio vassoio. Essendo una cerimonia per tè in foglie, al posto della ciotola (chawan) usata nel chanoyu, usa una teiera e delle tazzine con piattino. La forma della teiera e l’eventuale presenza di un bricco, varia in base al tipo di tè preparato: sencha o gyokuro. Altri tè come bancha o hojicha vengono preparati assai più di rado in quanto varietà meno pregiate. In questo tipo di cerimoniale si rende indispensabile l’uso di uno o più assistenti che trasportino i vassoi con le tazzine agli ospiti e poi al Maestro. Anche questo tipo di cerimonia può svolgersi all’aperto, nella bella stagione, così come la maggioranza delle cerimonie del tè.