Cos’è la cerimonia del tè

Benvenuto nel primo sito italiano sulle cerimonie del tè.

Per cerimonia del tè si intende un modo ritualizzato di servire il tè che, in Oriente, varia da Paese a Paese. Esso, a seconda del posto, può essere molto complesso, per il fatto che prendere il tè non è considerato come bere una semplice bevanda, ma è un gesto di accoglienza e rispetto, un momento di benessere profondo, un piacere estetico, un’arte tradizionale e, in certi casi, una via per il raggiungimento di una totale armonia con se stessi e tutto ciò che ci circonda.

E’ facile descrivere i gesti tecnici di una cerimonia del tè ma è quasi impossibile provare a spiegarla sia a livello filosofico che emotivo: suscita infatti un tale ventaglio di sensazioni che non si possono proprio narrare a chi non l’abbia già provata.
Le tensioni della vita si dimenticano subito all’ingresso e si fanno scivolare via con l’acqua della “tsukubai”, la tipica fontana in pietra e bambù, che purifica il nostro corpo, ma ancora di più la nostra mente; proseguendo un poco, l’odore caratteristico della paglia che si mescola al tenue aroma dell’incenso, ci conduce verso la sala da tè dove, lasciate le scarpe e indossati i bianchi tabi, si potrà ammirare la composizione floreale e l’iscrizione appesa nell’alcova: il punto più importante della sala. La trama del pavimento in tatami su ci si siede contribuisce all’atmosfera di purezza e benessere che si prova all’interno della chashitsu (stanza del tè) e, mentre un’impalpabile lingua di vapore fuoriesce dal bollitore in ghisa, la Maestra ci riceve portandoci il suo primo saluto e dandoci un accenno al “tema” o alla riflessione che il rotolo appeso alla parete ci aveva già suggerito.


Si susseguono poi i vari momenti della cerimonia del tè con gesti essenziali e puliti accompagnati quasi ritmicamente dal dolce borbottare dell’acqua. Il resto è tutto una scoperta: il verde colore del matcha, la bellezza rustica e naturale degli utensili, il gusto dei dolci, il profumo del tè, il contatto con la paglia, il tenue scoppiettio dei carboni. Il tè riesce ad amplificare in nostri cinque sensi.
Vi sono caratteristiche cerimonie del tè in ognuno dei principali Paesi dell’Estremo Oriente e, fatta eccezione per il Giappone, le cerimonie del tè nei vari Stati differiscono abbastanza anche da zona a zona. Alcuni tipi di cerimoniali sono piuttosto informali tanto che negli stessi paesi di origine non vengono definiti cerimonie, ma vengono considerati semplicemente come la maniera corretta di eseguire l’arte di servire il tè.
Ne è un esempio la Cina, la cui cerimonia del tè si chiama gongfucha che alla lettera significa “tè nella maniera migliore”.
Il gongfucha è talmente informale da variare molto, non solo a seconda delle zone in cui viene praticato, ma anche dalle persone stesse che lo praticano e ha pochissime regole fisse.
Un caso a parte è costituito dalla Corea e soprattutto dal Giappone.
In Corea la cerimonia del tè si divide in cerimonia per il tè in foglie e cerimonia per il tè in polvere. Entrambe le cerimonie sono abbastanza simili alle relative giapponesi, ma mantengono maggiore leggerezza e un tono più informale che hanno sicuramente adottato dallo stile cinese. Il darye coreano, seppur molto ritualizzato, ha meno rigidità rispetto al Chanoyu giapponese.
In Giappone la cerimonia del tè si divide in cerimonia per il sencha (tè in foglie) che si chiama Senchado e cerimonia per il tè matcha (in polvere) che si chiama Chanoyu.
Il Chanoyu è la cerimonia più complessa e più ritualizzata esistente ed è la somma delle arti giapponesi. Di conseguenza in Giappone, ma non solo, è tenuta in grandissima considerazione.
Chanoyu significa “acqua calda per il tè” e viene da una massima del maestro considerato fondatore della stessa cerimonia, che ne ha codificato il rituale così come si presenta oggi, e che si chiama Sen No Rikyu.
Il Chanoyu è spesso chiamato con il nome di Chado che letteralmente significa “Via del Tè”. “Via” in giapponese è il percorso della durata di un’intera vita che il seguace di questa arte apprende, perfeziona, pratica e, in seguito, insegna e che serve a guidarlo nelle scelte e nella costruzione di tutta la sua vita stessa.

BREVE STORIA DELLA CERIMONIA DEL TE’
La cerimonia del tè nasce in Cina in tempi molto antichi. I monaci avevano già scoperto le potenti virtù del tè che li aiutava a rimanere concentrati durante le ore di meditazione, che li rendeva lucidi e allo stesso tempo rilassati. Presso la corte imperiale cinese il tè divenne un’arte raffinata sia per i preziosi utensili utilizzati, sempre più sofisticati, che per il rituale estremamente complesso nel quale esperti preparatori di corte svolgevano differenti mansioni: dalla pesatura dei tè alla “sbriciolatura” delle foglie, dalla bollitura dell’acqua all’infusione e così via. Nell’epoca Song il tè veniva confezionato in “pani” come il moderno tè Puerh e veniva poi sbriciolato, pestato e triturato fino ad ottenere una polvere finissima alla quale si aggiungeva acqua e si amalgamava il tutto con un frustino. Questa usanza, in Cina, con il passare dei secoli si è persa, ma è rimasta viva in Giappone dove tramandatasi dai monaci è giunta anche al gusto delle corti nobiliari fino a che il Maestro Sen No Rikyu non l’ha codificata nel “moderno” chanoyu. In seguito, in Cina, si diffonde l’usanza di bere tè a foglia non triturata e con questa usanza si sviluppano nuovi utensili per le cerimonie come teiere e raffinatissimi gaiwan. Sia in Corea che in Giappone si sviluppano quasi parallelamente due modi di fare cerimonia del tè: uno per l’antico tè macinato e ridotto in polvere e uno per il tè in foglie, mentre in Cina prosegue quasi esclusivamente l’usanza di fare cerimonia del tè per tè a foglia intera.

PERCHE’ PROVARE LA CERIMONIA DEL TE’?
Partecipare ad una cerimonia del tè è vivere un momento di grande benessere interiore. Ritrovare una dimensione di armonia con se stessi e pace. Chi prova una delle nostre esperienze esce “rinnovato” e pieno di energia.
Chi, invece, comincia a studiare cerimonia del tè difficilmente se ne stacca perché questa non è semplicemente un’arte tecnica, ma un insegnamento di vita che ci aiuta nei momenti più complessi, ci regala fiducia e serenità, ci insegna ad entrare in contatto con la natura e il cambiare delle stagioni, ci fa apprezzare ciò che di più bello c’è nella vita, ci aiuta a godere delle piccole cose e da una nuova dimensione al tempo, estranea all’impersonale e innaturale frenesia della vita contemporanea. Ci insegna, inoltre, virtù molto utili nella quotidianità e ci perfeziona nell’arte della calma, dell’ascolto di noi stessi, della pulizia, purezza e perfezione di ogni gesto che compiano.